Cronaca

ospedale chieti

Una conflittualità interna divenuta condizione strutturale, più volte denunciata; assenze per malattia a catena; abbandoni ripetuti da parte dei medici; mancata applicazione di procedure aziendali; criticità evidenziate sui tempi di degenza, specie preoperatoria; mobilità passiva. Sono le sofferenze che emergono dalla Cardiochirurgia di Chieti, filtrate anche all’esterno in diverse occasioni (da ultimo l’indagine della magistratura teatina), e che hanno indotto la Direzione generale della Asl a compiere una verifica incaricando una Commissione, esterna e  indipendente, composta da tre professionisti di comprovata qualificazione ed esperienza nazionale.

L’obiettivo è fare chiarezza e approdare a un’analisi lucida e imparziale
sull’organizzazione del reparto, sui volumi di attività a fronte delle
risorse e dei mezzi a disposizione, la disponibilità di evidenze
scientifiche applicate, il grado di sicurezza delle cure.

Sono stati quindi incaricati tre professionisti, reclutati attraverso un
avviso pubblico, che hanno ricevuto formale incarico da parte della
Direzione aziendale. Si tratta di Pietro Grasso, che presiede la
Commissione, attuale Direttore sanitario dell’ospedale Mater Olbia, e che
vanta un lungo curriculum di alta direzione, tra cui gli incarichi di
Direttore generale alla Asl Roma B e di Direttore sanitario del Presidio
Columbus nell’ambito della Fondazione Gemelli; Giuseppe Vaccari,
cardiochirurgo del Policlinico di Monza; Francesco Versaci, cardiologo
interventista a Roma e Latina.

Ai professionisti è stato chiesto di produrre, a conclusione delle attività
di verifica, una proposta operativa per migliorare l’efficienza della
Cardiochirurgia, il cui ruolo è di importanza strategica per l’ospedale di
Chieti e per entrambe le Asl di Lanciano Vasto Chieti e di Pescara.

 

nardella mauro

Il carcere delle Costarelle conta in assoluto Il maggior numero di detenuti
sottoposti al regime speciale del cosiddetto 41bis ( e non "carcere duro"
come erroneamente, secondo gli scriventi, si identifica questa tipologia di
circuito penitenziario) d'Italia.

-A dirlo  è Mauro Nardella Segretario generale territoriale Uil PA Polizia
Penitenziaria e componente della CST Adriatica Gran Sasso-

Oggi rispetto a qualche anno fa di criminali di elevato spessore ne
troviamo ristretti nel carcere del capoluogo il doppio e con tutto ciò che
ne consegue in termini di carichi di lavoro.

-Sottolinea il dirigente-

In luogo degli 80 "ospitati" nel 2010, infatti,  da qualche tempo a questa
parte a L'Aquila non si scende al di sotto dei 160.
Il tutto a danno di una struttura carceraria che  lo sente tutto il peso di
un così notevole "sovraccarico" di detenuti di questo livello.

-Precisa Nardella-

Con il doppiaggio dei reclusi sono inevitabilmente
raddoppiate le video conferenze; gli ingressi dei familiari impegnati nell'
adempimento del diritto ad avere colloqui; le traduzioni in posti diversi e
i piantonamenti nei luoghi di cura; l'attività amministrativa in tutti gli
uffici.
Ovviamente, stante anche e soprattutto per la grossa responsabilità che ne
deriva nel gestire persone che molto hanno fatto parlare di se nell'ambito
della criminalità nazionale ed internazionale,
questo stato di cose pesa e non poco sulla qualità di vita di tutti gli
operatori penitenziari.
Il tutto  è aggravato dal fatto che in termini di organici
l'amministrazione non ha risposto in maniera proporzionale all'aumento dei
detenuti.

-Continuano il sindacalista-

La Uil chiede quindi, estendendo l'invito a concorrere in questa direzione
al garante dei detenuti Gianmarco Cifaldi, che l'Amministrazione
Penitenziaria si faccia carico della situazione difficile creatasi
provvedendo più che a raddoppiare il personale di Polizia Penitenziaria a
riportare il numero di sottoposti al regime speciale ai valori antecedenti
il 2010.
Ne varrà del mantenimento adeguato degli standard lavorativi e, per quello
che più ci riguarda da vicino, della qualità di vita di tutti gli operatori
penitenziari", c
onclude.

(Comunicato de,l segretario generale territoriale Uil PA Polizia Penitenziaria, Mauro
Nardella - sopra).

bevilacqua osvaldo

Nella mattinata di sabato 1° febbraio, nella sala "A. Picchi" di Palazzo Torlonia, ad Avezzano, si è svolto il convegno dal titolo: "Dal sogno dell'Imperatore Claudio, alla realtà del Fucino", organizzato dalla segreteria della giunta regionale, moderato dall'eccellente giornalista Katia Scolta, con la presenza del vice presidente della giunta regionale, Emanuele Imprudente e con le conclusioni del giornalista RAI Osvaldo Bevilacqua (sopra), il quale ha relazionato i presenti in merito all'evoluzione storica e archeologica dei cunicoli di Claudio, in base alla sua esperienza e, come fanno spesso i giornalisti RAI, anche con un pizzico di presunzione. E' stato presentato anche, in seno alla manifestazione, un filmato di circa dieci minuti (non si sa da chi sia stato realizzato), che di fatto era decisamente mediocre e che non raccontava, certamente, nei fatti e nei dettagli, il prosciugamento del Lago del Fucino, come altri documentari analoghi e, in particolare, come quello realizzato da "Telesirio", anche in 3D, nel 2017, che, senza falsa modestia, è risultato essere uno dei migliori, in campo nazionale, in merito ad altri elaborati incentrati sulla stessa tematica. Forse, il convegno di sabato, di un documentario fatto con tutti i criteri, se ne sarebbe giovato...