ospedale

Qualcuno ha parlato, rimbalzando sui social network, di neurochirurgia, reparto dell'ospedale di Avezzano, come di un "peso inutile". Qualche anno fa, precisamente nel 2011, sulla stampa locale, già si parlò della soppressione del reparto, o meglio, di tenerlo aperto ad Avezzano "almeno solo per le urgenze. E la protesta arrivava dall'ex primario, fondatore del reparto stesso, Maurizio Fontana, che asserì che, dieci anni prima, nel 2001, fu stabilito che aprirlo fisse economicamente conveniente considerando la spesa dei trasferimenti in altre Asl». «Invece di chiudere», si chiese, poi il neurochirurgo, «non si poteva ridurre di qualche unità il servizio amministrativo Asl o i reparti meno attivi o qualche direttore di troppo? Così si tornerà ai viaggi della speranza, sperando di salvare un bimbo con ematoma epidurale cranico di Pescasseroli o Balsorano in un pomeriggio invernale, mentre nevica, e quindi senza la possibilità di un elisoccorso, trasportato da un'ambulanza all'Aquila in due ore. Ben sapendo che quasi sempre mezz'ora è troppo". Una protesta, quella di Fontana, che era un inno al buon senso, ricordando che, molte persone, recatesi a neurochirurgia di Avezzano per necessità (e non per scelta), sono state salvate da grandi professionisti.. Non "Figli di un peso inutile", bensì, stando ai fatti, di "un dio minore": l'efficiente ospedale di Avezzano..