sciopero

COMUNICATO STAMPA

SCIOPERO DEL COMMERCIO

DOMENICA 29 MARZO 2020

Il settore commercio sta attraversando una fase particolarmente difficile. A seguito dell’emergenza

Coronavirus gran parte dei negozi “non essenziali” sono stati chiusi, con evidenti e pesantissime ripercussioni

dal punto di vista economico per i lavoratori che restano a casa.

Allo stesso tempo ci sono tantissime lavoratrici e lavoratori che continuano a svolgere il proprio lavoro

in condizioni difficilissime, spesso rischiando la propria salute.

Nei giorni di emergenza si è creato un clima nel quale il commercio è diventato una valvola di sfogo per

tutta la società.

Da una parte le imprese ormai si sentono forti della posizione di attività di prima necessità e dei

continui annunci del Governo che, insensibile alle continue richieste/denunce delle OO.SS. Nazionali di

categoria, continua a sostenere che non ci saranno restrizioni per gli esercizi commerciali e dall’altra parte ci

sono i clienti che ormai hanno individuato nella “visita” ai negozi ed ai supermercati/ipermercati una delle

poche motivazioni per poter uscire di casa.

Spesso sui mezzi di informazione e sui social si parla delle file all’entrata dei negozi, ma nessuno si

preoccupa di indagare su quanti sono quelli che vanno a fare la spesa tutti i giorni, alcuni anche più volte al

giorno, uscendo con pochissimi prodotti, utili solo a giustificarsi in caso di controlli. La situazione diventa

ancora più pesante nel fine settimana, quando quasi tutti sono a casa (anche chi durante la settimana

continua a lavorare) e la spesa è l’unica giustificazione in caso di controllo.

Tutto questo espone sia i lavoratori che i clienti a un altissimo rischio di contagio. Un negozio non è un

normale posto di lavoro. La presenza dei clienti che sono estranei alle direttive del datore di lavoro e dei

protocolli di sicurezza, rende difficile -spesso impossibile- garantire il rispetto del contingentamento degli

ingressi e delle distanze di sicurezza all’interno dei negozi. Le aperture per 13 ore al giorno 7 giorni su 7 non

permettono una corretta e necessaria sanificazione dei locali. Anzi, in alcuni casi, la sanificazione non viene

neppure affidata a ditte specializzate, ma effettuata dalle stesse commesse. In alcuni casi a inizio turno, prima

di servire i clienti.

Il Governo, seguito a ruota da mezzi di informazione e social, sono attentissimi a cosa succede ad

esempio nei parchi pubblici all’aperto (dove mantenere le distanze sociali è oggettivamente più facile) e ne

vieta l’ingresso, ma non si preoccupano del fatto che i negozi sono oramai, dopo gli ospedali, il luogo

di maggiore diffusione del virus.

Oggi alcuni negozi/catene hanno deciso in autonomia di ridurre l’orario di apertura infrasettimanale e

di ridurre l’orario/chiudere alla domenica. Per effetto di ciò i clienti si sentono autorizzati a spostarsi di diversi

kilometri per raggiungere i negozi aperti, come dimostrano le testimonianze dei lavoratori e le tantissime

ammende comminate dagli agenti di pubblica sicurezza negli ultimi giorni.

È una follia che le Istituzioni lascino queste scelte al libero arbitrio degli imprenditori!

Gli esercizi commerciali hanno un ruolo di fondamentale importanza, soprattutto in questo momento,

ma, per il bene della Salute Pubblica e degli stessi lavoratori, bisogna far passare il messaggio che i negozi

sono aperti solo per garantire “l’approvvigionamento dei beni di prima necessità”.

Non possiamo far finta di condurre gli stessi stili di vita, non ha senso continuare a

rimanere aperti con gli stessi orari, 7 giorni su 7.

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