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La tradizione popolare abruzzese è ricchissima di leggende, culti, credenze e racconti riguardanti le principali festività dell’anno. E Halloween, nonostante non sia una ricorrenza italiana, non fa certo eccezione.

Nei borghi della regione interessanti e peculiari sono le tradizioni locali. E così oggi a Serramonacesca (Pescara) si narra che nelle nebbiose sere di ognissanti e di tutti i morti, le anime dei defunti vaghino per le vie del paese, fermandosi nelle case a chiedere che venga dato loro qualcosa. Il simbolo? Le celebri zucche lavorate a mo’ di testa. Nella notte del 31 ottobre i bambini passano di casa in casa portando in mano una zucca illuminata da una candela e bussando riceveranno monetine, frutta secca e caramelle. Il paese solitamente si anima anche con un mercatino, e la gente può mangiare vino cotto e castagne attorno al fuoco. A Cappadocia, in provincia dell’Aquila, i bambini girano per le strade del paese con lo “scampanaccio di San Martino” e poi processione in maschera. C’è poi un personaggio particolarmente interessante legato alla notte del 31 ottobre, comunemente diffuso sulla costa e diffuso nell'immaginario: è conosciuto come pantafica. Si tratta di una figura spettrale che ama disturbare il sonno dei dormienti. Per evitare questo brutto incontro bisognerebbe lasciare un fiasco di vino vicino al letto. Questi alcuni esempi per evidenziare che, anche in Abruzzo, per Ognissanti, non mancano mistero e tradizione.