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Pubblicato: 24 Gennaio 2020

Vasto: se tutti partecipassimo alla vita pubblica, potremmo capire come si muove la macchina della pubblica amministrazione, iniziando da quella più vicina: il Comune. E potremmo dare un contributo positivo a migliorare le condizioni della famiglia e della società.
Un anno fa, per avere osato esercitare il mio diritto, come presidente dell’Associazione “Papi Gump”, chiedendo notizie sulla pratica protocollata prima di altri per svolgere in piazza la festa dei padri separati, come tutti gli anni, per l’occasione del 19 marzo, una ingarbugliata procedura ha suscitato l’ira del titolare dell’Assessorato alle politiche sociali. Il sig. amministratore interpretò il mio diritto a conoscere pratica come una offesa, tanto da scomodare la magistratura per ottenere la riparazione morale (come ha denunciato). Eppure avrebbero dovuto ritenersi offesi tanti padri e minori di questa Comunità che, in un primo momento, si sono visti negare un diritto di sapere perché ad alcuni sì e all’associazione no. Tutti sappiamo e la stampa si sforza di farne diffusione che il Comune è la casa di tutti, e tutto quanto vi accade è pubblico e non privato, perché gli amministratori eletti dal popolo (quelli eletti e non nominati) devono agire nell’interesse di tutti noi.
Dunque le carte che si fanno e le decisioni che si prendono, sono nell’interesse di tutti, per cui ogni cittadino ha il diritto di sapere.
Invece, purtroppo, non è così! Chi ha fatto le scale di un palazzo pubblico ha ingoiato una pillola amara. Ti mandano in giro da un ufficio all’altro, anche con un mezzo e forzato sorriso, fino a costringerti, ormai esausto, a rinunciare.
Invece non è così e non deve essere così, perché il proprietario di tutto il castello della pubblica amministrazione, sono i cittadini.
La disponibilità pronunciata sul pianerottolo della Casa comune nasconde il sottile filo della ragnatela di agganciare il cittadino e imbrigliarlo nel “sistema”.
Dopo la vicenda con l’assessore del 2018-19, conclusasi poi con la concessione della piazza, come di diritto, ho deciso di entrare nel complesso mondo della burocrazia per capire e per ottenere, nel rispetto della legge, le notizie di cui tanto si parla in questi giorni sui minori, sul sistema degli affidamenti fuori dalla famiglia, sui costi e sul meccanismo delle decisioni.
Dal mese di ottobre 2019 ad oggi ho protocollato poche richieste, molto chiare. Il sistema, per le risposte vaghe o incomplete, mi ha costretto ad integrare e precisare. Alle prime istanze ne è seguita una valanga di altre, accompagnate da accessi agli uffici e infiniti contatti, tutti profumati dai falsi sorrisi della “presa per i fondelli”.
Eppure le notizie richieste sono negli archivi, se ci sono, facilitati dal sistema informatico, se i dati sono stati inseriti. Noi, attraverso notizie esterne e provvedimenti vari di assegnazione, concessione e liquidazione, ne abbiamo il quadro generale. Per il dettaglio occorre però molto lavoro. Negli uffici i dati sono a portata di mano, ma trovano difficoltà a mettere la testa fuori dal “nido”. Perché?
Abbiamo fatto tutto secondo legge e così continueremo. Per esempio, abbiamo chiesto ad un funzionario proveniente da altra amministrazione (si dice di grandi capacità produttive, ma non sappiamo quali) di sapere se i dirigenti del Comune, quelli pagati molto, hanno reso la dichiarazione, da presentare a gennaio di ogni anno, se svolgono funzioni incompatibili. Ad oggi non abbiamo avuto risposta. Per maggiore trasparenza abbiamo inviato la corrispondenza a tutte le Autorità di controllo, compresa l’Anac. Forse non vogliono farlo sapere. Basta farcelo sapere. Avremo la pazienza di aspettare. Ma dobbiamo avere le informazioni richieste!
Noi continueremo ad esercitare il nostro diritto. Qualcuno dovrà pur svegliarsi dal torpore. Siamo convinti che chi è pagato con danaro pubblico, non solo è responsabile, ma ha il dovere di dare conto ai cittadini di ciò che fa.
L’associazione in nome e per conto delle famiglie, dei padri separati e di tanti minori divenuti evanescenti, continuerà a scrivere e a consumare le scale dei palazzi per sapere dove stanno i nostri figli, come vivono, chi li gestisce e chi li controlla.
Antonio Borromeo
Presidente associazione “Papi Gump”