Cronaca

 

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TERAMO: ANCORA EMERGENZA A CASTROGNO

- Altri tre eventi critici gravissimi nel carcere di Teramo. Il primo, due giorni fa, un detenuto di origini italiane ha tentato di sequestrare un agente di polizia penitenziaria, tentativo andato a male grazie alla prontezza dello stesso agente che è riuscito a dare l’allarme e a chiudere il detenuto dietro un cancello di sbarramento. Il secondo, protagonista lo stesso detenuto che non contento, ha aggredito con una testata un ispettore che è stato prontamente soccorso dal medico dell’istituto. Sempre nello stesso giorno, durante un’operazione di servizio della polizia penitenziaria sono stati rinvenuti due telefoni cellulari e un quantitativo di psicofarmaci ad un detenuto extracomunitario che vistosi scoperto, ha tentato il suicidio.

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AVEZZANO: CONDANNA CONFERMATA

– La Corte d’appello ha confermato la condanna a 10 anni di reclusione a carico del 75anne architetto di Avezzano, C.S., accusato di aver tentato di sgozzare la moglie. L’uomo, in un momento d’ira, perse la testa e colpì alla gola e alla schiena la donna. I fatti risalgono al 2007. L’imputato, forse turbato dal fatto che lei non voleva accettare la separazione, ebbe una scatto di nervi dopo che l’incontro non portò alla riconciliazione come avrebbe sperato. Poi, lui estrasse una lama ferendo la donna e si allontanò. Per fortuna era in zona una ex infermiera che prestò i primi soccorsi evitando la morte per dissanguamento. Poi l’architetto, pentito per quanto fatto, decise di presentarsi in Commissariato dove gli fu contestato il tentato omicidio. A sui carico una provvisionale di 80mila euro.

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LANCIANO:RISARCIMENTO ASL

– L’Azienda sanitaria di Chieti- Vasto-Lanciano, è stata condannata al risarcimento di quasi 400mila euro alla famiglia di una donna di 56 anni morta per una sindrome acuta all’aorta non diagnosticata. La vittima aveva un forte mal di schiena e fu ricoverata in ospedale prima a Lanciano e poi a Vasto. Secondo quanto accertato dai giudici in nessun caso ci fu una adeguata valutazione diagnostica in riferimento ai sintomi. Rimase oltre 12 ore per le visite e non fu fatto un prelievo di sangue che avrebbe potuto chiarire meglio il quadro clinico in relazione alla crisi ematica. Una diversa valutazione, secondo il tribunale, avrebbe potuto essere decisiva per salvare la vita alla donna per quei fatti che risalgono a 12 anni fa.